eye of the TIGER

Nicola Donati
3 min readJul 29, 2019

Re: Da un negozio di oggetti in Danimarca a 1000 store in tutto il mondo

“Una delle sfide che mi pongo e che tutto ciò che faccio vorrei che fosse unico e, allo stesso tempo che fosse rilevante per le persone. Quando intendo “unico” voglio dire “differente”: se non è differente e si può trovare altrove allora diventa tutta questione di prezzo e di soldi. Se invece è unico, allora forse aprirà la porta a qualcosa di nuovo. Conta solo che ciò che faccio sia speciale e che tocchi le persone.” Lennart Lajboschitz, Founder e Direttore Artistico di Flying Tiger Copenhagen

Come nasce il brand Tiger?

1990. Lennart Lajboschitz e la moglie Suz, alla nascita del primo figlio, decidono di lasciare la loro attività di riparazione di oggetti vari (occhiali, ombrelli, ecc…) per aprire un piccolo negozio di oggettistica a Copenhagen, chiamato “Zebra”.

1993. Mentre la coppia è in ferie, la fidanzata del fratello di Lennart -che si occupa della sostituzione- non trova il listino dei prezzi degli oggetti in vendita. Per sbrigarsi e visto che la vacanza sarà comunque corta, l’uomo le consiglia di vendere tutto a 10 corone (1 Euro). Il business funziona talmente bene che non si può più tornare indietro. Delocalizzano due terzi della produzione in Cina, personalizzando i prodotti a minor prezzo. Il costo di 10 corone -in danese “Tier”- battezza il nome del negozio: non più “Zebra” ma “Tiger”. I margini aumentano del 50% e in pochi arrivano ad aprire 40 negozi in Danimarca.

2001. Il primo negozio fuori Copenhagen viene aperto in Islanda, non per ragioni di mercato ma perché i Lajboschitz amano l’isola e vorrebbero più ragioni per tornarci

2005. Aprono in UK con una join venture, formula che verrà poi replicata in tutti i paesi

2014. Lennart vende il 70% di Flying Tiger Copenhagen a EQT, un fondo svedese di private equity, per una cifra -non confermata né ufficiale- di 134 milioni di Euro, rimanendo in azienda non più come CEO ma come Direttore Creativo.

2016. 500 negozi; 2017. 800 negozi; 2018. 946 negozi.

Cos’è il Tiger Touch?

Il focus del business è sempre stato sul rapporto tra clienti e prodotti: Lennart ricorda spesso come tutto sia iniziato quando da ragazzo lavorava nei mercatini delle pulci e, oggi come allora, ripete che il suo lavoro è quello di lavorare sul prodotto finale. «Non voglio stare in ufficio. Devo vedere i prodotti, capire come sono valutati dai clienti» ha spiegato alla CNN. Monitora continuamente i cambiamenti nei desideri del consumatore, per adattare i prodotti di conseguenza. «Non mi considero un businessman, ma un antropologo» continua «Ascolto molto i miei figli che hanno tra i 18 e i 29 anni, ascolto la gente, viaggio molto. Voglio capire quello che succede perché so che devo cambiare ogni giorno. Solo così posso innovare».

Ogni settimana vengono introdotti a catalogo 300 nuovi prodotti temporanei, scelti da un team di buyer e poi affidati ai designer incaricati di modificarli e personalizzarli, aggiungendo il “Tiger Touch” ovvero la capacità di prendere un oggetto funzionale e trasformarlo in uno emozionale.

Come ha dichiarato in un’intervista alla CNN (la potete vedere qui): “Non mi sento una persona di business, mi sento un antropologo e ascolto i miei figli, le persone, viaggio molto, voglio sapere cosa succede perché so che devo cambiare ogni giorno, per questo trascorre moltissimo tempo in negozio, seguendo i clienti: “Un anno fa un cliente mi ha detto: “Quando entro in un discount mi sento povero, mentre quando entro in un Tiger Store mi sento un millionario.

Lennart Lajboschitz, Founder e Art Director di Flying Tiger Copenhagen

--

--

Nicola Donati

Il Digital come modo di vedere le cose. Communication manager @ Webranking, BU Coordinator @ Pragmatic. Vivo tra Tunisi e Praga, ovvero a Reggio Emilia.